
Celeberrima fu la questione affrontata da Albert Einstein e Niels Bohr. Il primo voleva confutare il principio di indeterminazione che sostiene che non si possono determinare simultaneamente la posizione di una particella e la sua velocità. Il secondo invece era tra quelli che sostenevano tale principio perchè per sapere dove si trova un elettrone bisogna guardarlo. Ma per farlo bisogna dirigere un raggio di luce i cui fotoni finisco per collidere con l'elettrone stesso. L'atto di osservazione rende dunque incerta la posizione dell'elettrone. Einstein che aveva rivoluzionato tutta la fisica con la sua teoria della relatività ristretta facendo del 1905 un anno mirabilis come lo era stato 1666 con le leggi newtoniane, non accettava di abbandonare il determinismo, certezza della fisica classica. Si tratta in poche parole della possibilità di determinare il futuro conoscendo il presente attraverso le leggi della fisica. Nel 1930 alla conferenza di Solvey, a Bruxelles, Einstein propose un esperimento per contradire Bohr. La sfida sembrò segnare un punto decisivo al padre della relatività, ma alla fine Bohr seppe trovare il difetto nella tesi dell'antagonista utilizzando la stessa teoria della relatività. Infine Eistein ammise che la teoria sull'indeterminazione conteneva un framento di decisiva verità. Il genio di Ulm, che ha cambiato la visione del cosmo agli occhi degli uomini, ci ha reso partecipe di un dibattito che ancora oggi ci fa capire che cosa sia la scienza. Essa è un dialogo tra gli uomini.
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